Palazzo ALDI - cenni storici
L’assenza di studi specifici sul complesso palazziale comunemente chiamato “Palazzo Ducale”, non consente di assegnare una data certa alla nascita dell’edificio.
L’attuale denominazione di “Palazzo Aldi” è probabilmente desumibile dal Casato dell’ultima famiglia che ne fu proprietaria. Certamente è più verosimile che l’edificio appartenesse al Duca padrone del paese e delle sue contrade, da cui la più coerente denominazione di “Palazzo Ducale”. Stessa sorte per l’adiacente Castello che, già proprietà della famiglia “Campagnano” proveniente da Roma, divenne anch’esso Castello Ducale così come ancora oggi è conosciuto.
La struttura si sviluppa sul lato destro della Chiesa parrocchiale dove sorgono tre antichi palazzi, notevoli per la cura nelle decorazioni delle facciate, allineati in successione a delimitare il tracciato curvilineo della strada. In particolare, il prospetto di Palazzo Aldi (quello centrale di proprietà comunale) è di gran pregio per il portale di accesso alla corte interna (in pietra lavorata a bugne rettangolari) databile alla fine del Seicento e le belle cornici in stucco delle finestre del piano nobile di gusto vaccariano. L’ultimo portale della strada da accesso ad una corte tardosettecentesca più vasta, di stile neoclassico, sorta come spazio di disimpegno per i locali di servizio del Palazzo Aldi.
Al di sotto del cortile c’è una grande cisterna, poi utilizzata come cantina, datata 1777, probabilmente realizzata in concomitanza con l’ampliamento del Palazzo, allorquando divenne dimora gentilizia dei Ferrara Vastano e dei Satriano Ferrara.
Nel corso di queste campagne edilizie nell’arco di quattro secoli, furono tompagnati i due ingressi della sottostante grotta e l’accesso al sito rupestre fu assicurato da un passaggio sotterraneo scavato nel tufo che dalla corte centrale del palazzo conduceva sino all’antica Cappella, oramai sconsacrata ed utilizzata prima come cava di materiale lapideo e poi come cantina - cellaio.
L’attuale aspetto del complesso tradisce, però, origini più remote, infatti al di sotto dell’ala in comune con Palazzo Aldi, è collocata quella che è possibile identificare come la Chiesa di Sant’Angelo, esempio di architettura ipogea di cui è possibile rintracciare numerosi esempi in altre aree dell’Italia centro – meridionale, tra i quali il più importante è certamente il Santuario di San Michele sul Gargano. L’attività antropica negli ipogei del centro urbano fu favorita dalle caratteristiche geomorfologiche del territorio (tufo facilmente lavorabile).
Nonostante la frammentarietà dei dati riguardanti la dedicazione originaria della grotta che essendo sconsacrata da secoli, non ha mantenuto l’intitolazione, un valido aiuto, invece, giunge da una Bolla con la quale si conferiva dignità episcopale a Santo Stefano Menicillo emanata nel 979 dal metropolita capuano Gerberto (978-980) e pubblicata da Michele Monaco già nel Seicento.